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Lavorare viaggiando e non farsi mai assumere

Tutto inizia da questo video di Marcello Ascani intitolato “Lavorare VIAGGIANDO e non farsi mai ASSUMERE

In questo video vi parlo del futuro del lavoro, lavorare viaggiando da remoto e non farsi mai assumere è possibile!

Cosmico https://bit.ly/wearecosmico

Il video è una marketta a Cosmico, che sembra essere una società di consulenza che mette in contatto freelancer che lavorano da remoto con aziende clienti che hanno bisogno di collaborazione per un breve periodo di tempo.

Come idea mi sembra interessante e ricorda molto Toptal ma senza il discorso del Top 3% grazie ad un percorso di selezione decisamente rigoroso che consente a Toptal di fornire personale molto competente che viene proposto a tariffe ottimali per il freelance.

Mi piacerebbe capire come filtrano le richieste delle aziende, se si occupano del project management o se invece “affittano” il freelance al cliente, come e se riescono a stabilire tariffe adeguate sia al tipo di progetto che all’esperienza del freelance.

Purtroppo l’esperienza con aziende di consulenza del territorio italiano mi ha abituato a offerte al ribasso su progetti che hanno spesso un debito tecnico molto elevato. Questo porta nel lungo periodo ad una perdita di competenze del freelance che si trova troppo spesso a battere il ferro sull’incudine per molti mesi ad una tariffa lorda che produce un fatturato molto più basso di quanto sarebbe il costo aziendale per un dipendente che svolgesse lo stesso lavoro e con benefit assenti (ferie pagate, malattia, tfr).

Molto interessante il commento di Nicola Iantomasi:

Ciao Marcello, anche se non mi piace molto il termine, nel mio piccolo penso di essere un “super freelancer”. Passo dopo passo, ho acquisito un’esperienza tale nella mia nicchia di programmazione SQL e analisi dei dati che non mi conviene economicamente essere assunto stabilmente da un’azienda, ma trovare di mese in mese nuovi progetti come tutor e IT trainer. Ma molto prima del lato economico, nel mio caso la scelta di essere freelancer nasce da bisogni e ragioni di crescita personale. Da quando sono freelancer ho iniziato a parlare direttamente coi i CEO e CTO delle società, ho iniziato a contrattare offerte economiche al rialzo o al ribasso con i commerciali, a poter scegliere con chi lavorare e con chi no, a lavorare sul marketing e il personal brand, a contrattare gli obblighi legali prima di firmare un contratto, ad avere nel progetto pieno controllo decisionale di cosa fare e cosa non fare, a imparare a registrare ed editare video per metterli sul mio piccolo canale Youtube. Da dipendente, per quanto mi fosse sempre riconosciuto il mio “talento” tecnico, tutte queste possibilità spesso mi erano precluse perché troppo giovane, troppo timido, con troppa poca esperienza, arrivato da troppo poco in azienda, eccetera. I miei clienti sono tendenzialmente realtà medio-piccole (il che non vuol dire che hanno poco budget, anzi spesso è il contrario) e probabilmente proprio per questa loro dimensione, ho possibilità di fare tutto ciò che scrivevo sopra. La voglia di diventare e continuare ad essere freelancer nasce soprattutto da tutto questo e, mi spiace dirlo, ma andarmi ad infilare in un contratto di 4 mesi su mega progetti di mega società di consulenza a fare il mio compito da sviluppatore non è proprio la mia aspirazione, a quel punto preferirei tornare ad essere dipendente.

Da questa definizione di sè di Nicola ricavo questi punti:

  • Passo dopo passo, ho acquisito un’esperienza tale nella mia nicchia di programmazione SQL e analisi dei dati che non mi conviene economicamente essere assunto stabilmente da un’azienda, ma trovare di mese in mese nuovi progetti come tutor e IT trainer.
  • Ma molto prima del lato economico, nel mio caso la scelta di essere freelancer nasce da bisogni e ragioni di crescita personale.
  • Da quando sono freelancer ho iniziato
    • a parlare direttamente coi i CEO e CTO delle società
    • a contrattare offerte economiche al rialzo o al ribasso con i commerciali
    • a poter scegliere con chi lavorare e con chi no
    • a lavorare sul marketing e il personal brand
    • a contrattare gli obblighi legali prima di firmare un contratto
    • ad avere nel progetto pieno controllo decisionale di cosa fare e cosa non fare
    • a imparare a registrare ed editare video per metterli sul mio piccolo canale Youtube
  • I miei clienti sono tendenzialmente realtà medio-piccole (il che non vuol dire che hanno poco budget, anzi spesso è il contrario) e probabilmente proprio per questa loro dimensione, ho possibilità di fare tutto ciò che scrivevo sopra.
  • La voglia di diventare e continuare ad essere freelancer nasce soprattutto da tutto questo e, mi spiace dirlo, ma andarmi ad infilare in un contratto di 4 mesi su mega progetti di mega società di consulenza a fare il mio compito da sviluppatore non è proprio la mia aspirazione, a quel punto preferirei tornare ad essere dipendente.

Questa lista la considero un utile riferimento per me e per quanti lavorano come freelance.

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